Nella sezione monografie e approfondimenti abbiamo pubblicato il contributo intitolato “Insegnamento della religione cattolica e attività alternative: un approfondimento giurisprudenziale sul bilanciamento di diritti fondamentali”, che racchiude e analizza le pronunce che si sono occupate del tema dell’insegnamento della religione cattolica e delle attività alternative successivamente al 1984, anno in cui lo Stato Italiano e la Santa Sede firmarono il cd Accordo di Villa Madama di revisione dei Patti Lateranensi del 1929 (accodo ratificato e reso esecutivo con la legge 121/85) .
La sottoscrizione di tale Accordo segnò il definitivo riconoscimento anche nei rapporti bilaterali della vocazione laica dello Stato, desumibile dalla Costituzione del 1948, e un cambio di prospettiva nella regolamentazione dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola.
A fronte dell’obbligo per lo Stato di continuare ad assicurare l’insegnamento della religione cattolica in ossequio all’Accordo, viene infatti riconosciuto il diritto soggettivo di scelta se avvalersi o non avvalersi del predisposto insegnamento, che ha come titolari i genitori e, per le scuole secondarie superiori, direttamente gli studenti, nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori, principi questi che trovano tutela nella Costituzione della Repubblica rispettivamente agli artt. 19 e 30.
Solo con l’esercizio del diritto di avvalersi di tale insegnamento si crea un obbligo per lo studente di frequentarlo. Per quanti, invece, decidano di non avvalersene l'alternativa è uno “stato di non-obbligo”, condizione che è stata nel tempo definita e precisata dalla giurisprudenza, chiamata a compiere un’opera di bilanciamento tra diritti fondamentali della persona, quali la libertà religiosa, la libertà di coscienza e il diritto all’istruzione.
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